In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Cesare Cremonini ha per la prima volta parlato di un suo problema oscuro ai più, la schizofrenia.
«Sentivo dentro di me una figura estranea. Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola. Mi sembrava quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere. La diagnosi era: schizofrenia. Percepita dalla vittima come un’allucinazione che viene dall’interno. Un essere deforme che si aggira nel subconscio come se fosse casa sua», ha spiegato l’ex leader dei Lunapop.
Un mostro che stava mangiando dall’interno l’artista bolognese, ossessionato dal suo lavoro e da questo completamente assorbito.
In realtà, Cesare andò dallo psichiatra per accompagnare un’altra persone e finì per aprirsi in prima persona.
«Ero sempre chiuso in studio, anche la domenica – ammette Cremonini -. Smisi di tagliarmi la barba e i capelli. Mangiavo due pizze pure a cena. Superai i cento chili. Non facevo più l’amore, se non da ubriaco. Lo psichiatra mi chiese cosa mi faceva sentire meglio. Risposi: camminare. Non lavorare, il lavoro era la causa».
Un periodo complesso, in cui Cesare fu costretto anche all’assunzione di farmaci, anche se nulla di pesante. Una condizione difficile che ha ispirato “Nessuno vuol essere Robin”. «L’ho scritta in quattro minuti: “Fammi un’altra domanda, che non riesco a parlare”. La mia prima ammissione».
Fortunatamente adesso il cantautore bolognese è fuori dal tunnel. Per la gioia di tutti noi.